"Del matrimonio e della seduzione"
Un tentativo di interpretazione

di Vittorio Sgarbi

Oggi il commercio femminile del corpo e del sesso è divenuto a tal punto praticabile da annullare qualunque desiderio e il ben che minimo divertimento. Non saprei dire se fosse meglio nei tempi in cui il mondo femminile si concedeva con più difficoltà. Purtroppo, o per fortuna, appartengo a una generazione che ha sofferto poco per la ritrosia delle donne. Proprio per questo non ho mai avuto il dubbio o il sospetto del matrimonio, che pure è stato un destino per molti. Parlo di destino a proposito, in senso caustico, anche a sottolineare l'incapacità di uomini e donne di conservare agli incontri erotici il giusto spazio. So perfettamente da mio padre che la ragione fondamentale del matrimonio prima del '68 era la difficoltà delle donne nel concedersi. Queste cose le racconto di riverbero, dato che nel '68 avevo solo sedici anni e quando ho incominciato le mie prime imprese nel '69, ormai era tutto liberato.

Non ho in simpatia il matrimonio, e non per partito preso. È una constatazione di fatto: il matrimonio è stato lo strumento privilegiato per risolvere, nell'universo femminile, l'incubo del dominio paterno e in quello maschile, il dramma della verginità. Il ratto dell'amata al di lei padre è stato il viatico di molte unioni, tragiche come lo sono spesso le costrizioni, capaci tra l'altro di illudere e riempire di sogni, là dove residuano, infine, soltanto squallore e tristezze. Non so perché la verginità sia stata a lungo considerata un valore alto, eccelso, spirituale, eminentemente femminile. Anche se attualmente ha perso il suo impatto reale, la verginità rimane tuttora un simbolo, rimane un punto di passaggio e crescita di ogni donna. Al contrario, nell'uomo e da sempre considerata un sintomo di paralisi: nessuno la vanta, anzi, chi non se ne è ancora liberato, la vive come trauma e frustrazione.

Per l'uomo, insomma, la verginità è sofferenza. Se, allora, il mondo femminile si è risolto verso la scelta coniugale per cancellare il potere, materiale e simbolico, del padre, quello maschile lo ha usato come mezzo di riscatto della propria dipendenza dall'ombra della verginità.

Questo patto silenzioso e tragico è la ragione per cui, inevitabilmente, l'unione coniugale è destinata a mostrare un enorme squallore. Per amore di giustizia, credo si debba allora sgombrare il campo dalla confusione consueta che viene fatta tra amore e matrimonio, o, peggio, tra amore e sessualità. Sono convinto che amare molte donne sia una menzogna. L'amore o è assoluto o è perversione. Di amore può parlare soltanto Dante per Beatrice o Petrarca per Laura, un amore disinteressato, a senso unico, intoccabile. Se si amano molte donne, non se ne ama nessuna, e questo vale tanto più per gli incontri erotici.

Accanto alla confusione sul matrimonio, altrettanta ipocrisia si muove attorno al discorso sulla seduzione. Mai come in questo tempo si sente parlare dell'esistenza vera o presunta di modelli, che si rifanno alternativamente a Casanova, o a Don Giovanni. Ritengo inutile andare a scomodare la storia, per Casanova, o la filosofia, per Don Giovanni, soltanto al fine di legittimare le proprie relazioni. Un incontro carnale non significa per ciò stesso né, come detto, capacita di amare, né, tantomeno, capacita di sedurre. La seduzione, come l'amore, è un ideale puro e altissimo. L'atto di sedurre non si concentra sull'oggetto d'amore, si proietta invece verso un valore assoluto, di perfezione ed eternità. Don Giovanni, sovente citato a sproposito, è l'incarnazione letteraria dei valori nobili e illuministici; egli testimonia la supremazia della ragione sulla superstizione. Stando alle fonti letterarie, e precisamente all'opera di Mozart, Don Giovanni si disinteressa dell'amore femminile come tale, al punto che non consuma mai relazioni carnali. Paradossalmente, dunque, il più grande seduttore non ha mai cercato le donne come scopo.

La seduzione è un'arte filosofica, una forza che trascende il reale, per spostarsi nell'universo ideale e astratto della perfettibilità umana, quella che molti filosofi hanno definito la tensione assoluta verso un obiettivo in perenne movimento, fino a farsi imprendibile. Questa dunque la nozione esatta di seduzione; un sinonimo di libertà, liberazione da luoghi comuni e accreditati, nonché da volgarità ed eccessiva materialità.